Home C'era una volta Franco Giraldi, un critico dietro alla macchina da presa

Franco Giraldi, un critico dietro alla macchina da presa

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L’11 Luglio 1931 a Comeno, in provincia di Gorizia nasce il regista Franco Giraldi, uno dei protagonisti del cinema italiano del Novecento.

Grande protagonista del western all’italiana

All’inizio degli anni Cinquanta si trasferisce a Roma dove, dopo aver lavorato come critico cinematografico, si mette dietro alla macchina da presa e diventa aiuto di registi come Giuseppe de Santis, Leopoldo Savona,a Gillo Pontecorvo, Carlo Lizzani e Giuliano Montaldo. In quel periodo dirige molte seconde unità di film di successo, fra cui Per un pugno di dollari di Sergio Leone. Proprio l’addio di Leone alla Jolly Film favorisce il suo debutto come regista nel western all’italiana con il nome di Frank Grafield. 7 pistole per i Mac Gregor è il primo film che lo vede da solo sul ponte di comando. Come gli altri protagonisti della nascita del genere, ne interpreta i codici con raffinata eleganza cercando di non farsi soffocare dalla meccanicità ripetitiva. Per questa ragione si diverte a paracadutare nel West fantastico nato dalla fantasia di un gruppo di giovani e geniali registi, situazioni nate e regolate da strutture narrative tipiche di generi diversi. Lo fa senza mai rovesciare i codici del genere ma limitandosi a forzarne le apparenti rigidità. La sua esperienza nel western all’italiana dura quattro anni e si conclude nel 1968 dopo quattro film nessuno dei quali appare uguale agli altri, neppure 7 donne per i Mac Gregor, il seguito del fortunato film d’esordio, nel quale sviluppa diversamente sia la personalità dei protagonisti che il taglio narrativo. In Sugar Colt mescola elementi di noir e di spionaggio alla narrazione western mettendo un pistolero-investigatore sulle tracce di un battaglione nordista misteriosamente scomparso nel nulla e in Un minuto per pregare, un istante per morire, il suo quarto e ultimo film di questo genere il protagonista è addirittura un pistolero colpito da una ricorrente forma di paralisi al braccio destro, quello con cui spara.

La commedia, la TV e i film d’inchiesta

Nel 1968 lascia il genere che l’ha lanciato e si cimenta nella commedia all’italiana con La bambolona. Negli anni successivi si afferma come una delle firme più apprezzate del cinema italiano. Negli anni Settanta sperimenta la regia televisiva ottenendo un grande successo di pubblico e di critica con La rosa rossa del 1973 e Un anno di scuola del 1977 che vince il premio per il miglior film e la migliore regia al prestigioso Festival del Film Televisivo di Praga. Gran parte del suo impegno negli anni successivi è assorbito dalla televisione, per la quale realizza anche la serie L’avvocato Porta, con Gigi Proietti e quella dedicata a Pepe Carvalho, l’investigatore protagonista dei romanzi di Manuel Vazquez Montalban. Non dimentica mai del tutto il cinema dove ogni tanto lascia una zampata di classe come La frontiera il film tratto dal romanzo di Franco Vegliani che vince una Grolla d’oro per la migliore fotografia a Saint Vincent nel 1996 e Voci, la riduzione cinematografica dell’omonimo romanzo di Dacia Maraini nel 2001. È stato anche attore nei due film horror di Bruno Mattei: L’inferno dei morti viventi (1981) e L’altro inferno (1980). Muore a Trieste il 2 dicembre 2020.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".