Home C'era una volta Jelly Roll Morton, una leggenda del jazz

Jelly Roll Morton, una leggenda del jazz

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Il 10 luglio 1941 a Los Angeles, in California, muore Jelly Roll Morton, un personaggio inconfondibile della storia del jazz, entrato nel mito e nella leggenda già da vivo

Son l’inventore del jazz

Jelly Roll Morton, al secolo Ferdinando Joseph La Menthe, nasce a Gulfport, in Louisiana, il 20 settembre 1885 è da ritenersi una delle figure che più hanno contribuito alla nascita e alla diffusione del jazz, anche in virtù di un protagonismo innato che gli fa assumere atteggiamenti esagerati. Al di là di tali connotazioni esteriori, però resta la classe del suo pianismo essenziale e spontaneo, molto marcato sui tempi, e fortemente disponibile sia nella prassi solistica che nel gioco dell’accompagnamento. Fin da giovane si fa notare come pianista a New Orleans dove si cimenta in vere e proprie gare con Tony Jackson e Porter King nei numerosi locali sparsi lungo Canal Street e a Storyville. A Memphis nel 1908, incontra il grande compositore di blues W. C. Handy, poi si sposta nel Texas, e ancora a St. Louis con il gruppo dei McCabe’s Minstrels. Spostatosi in California, conosce Anita Gonzales e a lei dedica due sue composizioni, Mama’ Nita e Sweet Anita Mine. Nonostante l’intensità del loro rapporto Jelly Roll se ne va a cercare fortuna lontano da lei. Nel giugno del 1923 incidere i suoi primi dischi e un mese dopo è a Richmond con i New Orleans Rhythm Kings.

Il genio, il successo e le esagerazioni

Si trasferisce definitivamente a Chicago, dove si fa conoscere oltre che per il suo genio musicale anche per la potente automobile, un guardaroba ricchissimo e un diamante incastonato fra i denti. Nel settembre del 1926 la cornetta di George Mitchell, il trombone di Kid Ory, il clarinetto di Omer Simeon, il banjo di Johnny St. Cyr, il basso di John Lindsay e la batteria di Andrew Hilaire fondano,  con Jelly Roll Morton al pianoforte i leggendari Red Hot Peppers. È questo il periodo di maggior fulgore di Morton e ne risente positivamente anche il suo stile pianistico, che risulta molto affinato e sensibilizzato, come se il musicista fosse riuscito finalmente a sintonizzarsi sulla giusta lunghezza d’onda dell’improvvisazione jazzistica, anche per merito dei suoi partners, fra i quali il clarinetto di Simeon e il trombone di Kid Ory recitano un ruolo di primo piano. Forte di tanto successo, nel 1928, Jelly Roll si trasferisce a New York, ma nel giro di due anni i tempi sono di molto cambiati e il pianista si trova a dover combattere da una parte contro l’incipiente crisi economica che l’anno dopo sboccherà nel crollo di Wall Street, dall’altra contro la robusta invasione delle grandi orchestre swing, nere e bianche, che tolgono molto spazio ai piccoli gruppi di studio come quelli organizzati da Morton. Se ne va a Washington e durante un’accesa discussione in un club resta colpito da una pugnalata che avrà dolorose conseguenze, tali che non riuscirà del tutto a ristabilirsi. Nel 1940 torna a Los Angeles, dove ritrova Anita Gonzales. È lei a raccoglierne l’ultimo respiro il 10 luglio del 1941.

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".