Home C'era una volta Freddie King, vocalità e tecnica

Freddie King, vocalità e tecnica

SHARE

Il 28 dicembre 1976 stroncato da una crisi cardiaca muore il grande chitarrista blues Freddie King. Ha quarantadue anni e da tempo è affetto da una grave forma d’epatite.

A sei anni l’incontro con la chitarra

La sua carriera inizia presto. Ha sei anni quando inizia a suonare la chitarra seguendo gli insegnamenti dello zio che lo erudisce in un genere solo: il blues. A sedici si trasferisce a Chicago con la famiglia e a diciassette comincia a far sul serio nella band di Sunnyland Charles. Il ragazzo è bravo e precoce. Ci mette meno di un anno per mettersi in proprio dando vita con Jimmy Lee Robinson agli Every Hour Blues Boys. Suona poi con Little Sonny Cooper prima di entrare a far parte dei Blues Cats di Earl Payton. Dopo una tournée con Memphis Slim rinnova il sodalizio con Earl Payton per tre anni fino al 1960 quando forma un trio a nome suo.

Una tecnica chitarristica unica

Nel 1963, dopo una lunga tournée negli stati del sud, decide di fissare la propria residenza a Dallas nel Texas. Da allora suona regolarmente in numerosi locali e compie tournée in tutto il mondo. Alla fine del 1970 si affianca a Leon Russell e con lui dà moltissimi concerti sino al 1974, pur continuando a esibirsi anche in proprio con varie band. Negli anni seguenti torna parecchie volte in Europa anche per partecipare alle rassegne di Antibes e Nancy e nel 1975 suona in Australia e in Nuova Zelanda, ma le sue condizioni di salute non l’assistono. Muore nel dicembre dell’anno dopo. Di lui restano testimonianze registrate di una intensa vocalità e di tecnica chitarristica unica, soprattutto nei giochi sul registro grave e nella lucida costruzione del fraseggio.

 

Previous articleWalter Norris, l’americano di Berlino
Next articleAl Moulin Rouge si balla per l’ultima volta
Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".