L’Università di Vienna, e il Max Planck Institute, hanno messo alla prova dieci Cacatua per testarne le abilità cognitive. In un primo test ipappagalli dovevano riuscire ad aprire uno sportello trasparente ed arrivare a prendere l’oggetto dentro la scatola, il tutto passando per cinque diversi dispositivi di blocco. Ognuno dei quali una volta rimosso dava la possibilità di andare avanti. Questo significa che i Cacatua dovevano rimuoverli secondo una logica precisa e non a caso.
I Cacatua, pappagalli intelligentissimi
Uno dei molti Cacatua utilizzati per il test, chiamato “Pipin”, è riuscito a risolvere il problema in meno di due ore, mentre altri ci sono arrivati dopo, alcuni hanno ricevuto un aiuto, mentre ad altri è bastato osservare “Pipin”.
Il secondo test, invece, è stato eseguito per capire se i Cacatua avessero imparato a ripetere una sequenza di azioni oppure si fossero limitati a gestire i singoli rompicapi uno alla volta.
I ricercatori hanno spostato, rimosso e resi difettosi alcuni dei lucchetti e hanno inserito un piccolo oggetto qualunque nella scatola. I cacatua come risposta si sono ingegnati per reagire al cambiamento, dimostrando una spiccata plasticità comportamentale e memoria pratica.
I Cacatua, sono entrati in relazione con gli oggetti, usando lingua, becco e zampe, strategia che ha permesso di capire che i lucchetti potevano essere spostati.
I test lo dimostrano
Questi test dimostrano che questi animali possono imparare a procedere attraverso molti ostacoli per raggiungere un obiettivo, anche senza essere spronati con una ricompensa a ogni singola fase del processo.
Secondo un altro studi di abilità cognitive, è dimostrato che i Cacatua riconoscono la “permanenza dell’oggetto”, l’idea che, in sostanza, una noce di anacardio nascosto in una tasca non scompare del tutto, che esiste un oggetto anche quando non è visibile per l’osservatore.
Questo livello di sviluppo cognitivo non si verifica nei bambini fino ai quattro anni di età. In pratica il Cacatua riuscirebbe a “sconfiggerli” a nascondino.
