Home C'era una volta I diciannovenni in Vietnam di Paul Hardcastle

I diciannovenni in Vietnam di Paul Hardcastle

SHARE

L’11 maggio 1985 arriva al vertice della classifica dei singoli più venduti 19 (Nineteen), un brano di Paul Hardcastle che ha avuto più di qualche problema per poter essere pubblicato negli Stati Uniti.

Una composizione antimilitarista

Si tratta, infatti, di una composizione antimilitarista, scritta a quattro mani dallo stesso interprete insieme a Mike Oldfield, il cui titolo è un esplicito richiamo all’età media (diciannove anni) dei ragazzi mandati dagli Stati Uniti a morire nella “sporca guerra” del Vietnam. A trentadue anni il produttore, solista e “mago” del synth Paul Hardcastle firma in proprio il suo primo successo commerciale. Considerato uno dei più abili creatori di atmosfere sonore di un periodo in cui la New Age è soltanto uno stile musicale, non ama presentare direttamente le sue composizioni, mentre i suoi arrangiamenti e la sua capacità di remixare fanno la fortuna di un numero incredibile di artisti. Dopo anni di oscuro lavoro in studio nel 1981 si unisce ai Direct Drive, gruppo che lascia nel 1983 insieme a Derek Green per formare i First Lights. In quel periodo si fa convincere anche a pubblicare due canzonette pop Explain the reason e Wish you where here che ottengono scarsi risultati.

Controllo totale

L’anno dopo decide di mettersi in proprio. Fonda una propria casa discografica, la Total Control (controllo totale), con la quale pubblica il singolo You’re the one for me che precede il grande successo di 19 (Nineteen). Visti i risultati ci prende gusto e continua sulla stessa strada con una serie di brani tra i quali spicca, nel 1986, il nuovo successo discografico di Don’t waste my time affidato alla voce di Carol Kenion. Nuove polemiche suscita il brano Just for money nel quale utilizza, tra le varie voci, anche quella di Ronald Biggs, uno degli autori della rapina del treno postale Glasgow Londra. Parallelamente all’attività in proprio si diverte anche a produrre dischi di genere più scanzonato come Papa’s got a brand new pigbag con lo pseudonimo di Silent Underdog.

 

Previous articleMilano Ristorazione all’insegna della sostenibilità
Next articleA whiter shade of pale
Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".