Home C'era una volta La prima volta di “Bella Ciao”

La prima volta di “Bella Ciao”

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Il 20 settembre 1943 nasceva Bella Ciao. Così almeno è incline a credere gran parte dei ricercatori e degli appassionati cultori di canzoni popolari. La ricostruzione della storia e soprattutto dell’origine del brano, infatti, non è facile.

Un successo nato dopo la Resistenza

Oggi Bella Ciao è ormai divenuta la più famosa canzone della Resistenza italiana nel mondo. C’è da dire però che il suo successo è molto successivo al periodo resistenziale. La sua grande diffusione e popolarità risale, infatti, all’inizio degli anni Sessanta, relativamente tardi rispetto ad altri canti dello stesso genere. In quel periodo, infatti, accadono due eventi decisivi per la sua popolarità. Il primo è costituito dallo straordinario successo discografico che ottiene una versione accattivante e ben arrangiata del brano interpretato da Yves Montand e il secondo è la presentazione nel 1964 al festival di Spoleto di uno spettacolo intitolato proprio “Bella ciao”. Decisamente complessa è la ricostruzione delle origini di questa canzone, che ha visto l’impegno di molti ricercatori, in primo luogo di Roberto Leydi e Cesare Bermani. Il brano, infatti, affonderebbe le sue antiche radici addirittura in una ballata francese del Cinquecento via via assorbita da canzoni e ballate di tradizioni diverse come la piemontese La daré d’ cola montagna, la trentina Il fiore di Teresina e la veneta Stamattina mi sono alzata. Ci sarebbero evidenti richiami anche ai canti di gioco. Nella melodia e nel ritornello col battito delle mani, c’è un’evidente somiglianza con la filastrocca per bambini La me nona l’è vecchierella, che a sua volta è una sorta di versione infantile di una ballata chiamata ‘Bevanda sonnifera’. La sua musica riecheggia anche in alcuni canti della prima guerra mondiale e nel repertorio delle mondine.

La versione delle mondariso

Proprio il lavoro di Bermani e Leydi, però, ha consentito di stabilire alcuni riferimenti fissi nella storia di questa canzone. Da un punto di vista strettamente storico la versione di risaia precede quella partigiana, visto che Rinaldo Salvadori scrive nel 1933 il suo brano La risaia, ma la versione più conosciuta tra quelle cantate dalle mondariso è del 1952 e viene scritta a San Germano Vercellese sulle note di quella partigiana da Vasco Scansani, un bracciante di Gualtieri (Re). La versione partigiana che oggi è diffusa in tutto il mondo sembra, invece, derivare da una elaborazione de La risaia scritta dallo stesso Rinaldo Salvadori nei pressi di Dronero (Cn) intorno al 20 settembre 1943. La stessa elaborazione viene pubblicata su un foglio volante il 2 luglio 1944, giorno della liberazione di Cortona (Ar). Il testo denuncia, però, altre contaminazioni. L’inizio e la conclusione con il fiore sbocciato per ricordare chi riposa in quel luogo richiamano in modo evidente una ballata intitolata Fior di tomba. Già nel 1965 Cesare Bermani parla di una versione di Fior di tomba in cui sono presenti la melodia e il ritornello di Bella ciao’. Insomma come accade sempre ai brani della musica popolare è difficile risalire compiutamente alle origini di quella che in genere è un’opera collettiva.

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".