Home C'era una volta Lucienne Delyle incide “Mon amant de Saint-Jean”

Lucienne Delyle incide “Mon amant de Saint-Jean”

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Il 7 luglio 1942 la cantante francese Lucienne Delyle registra Mon amant de Saint-Jean, il brano che le regalerà l’immortalità.

Un brano rubato

Nella stessa seduta di registrazione fissa su nastro magnetico anche Nuages, la versione cantata di un suggestivo brano rubato al repertorio di quel gigante del jazz che risponde al nome di Django Reinhardt. Grazie alla sua duttilità vocale non ha limiti di genere nella scelta del repertorio e anche per questo, il suo successo è destinato a durare a lungo. Dopo la fine dell’occupazione nazista e della seconda guerra mondiale il suo successo cresce ancor di più tanto che per tutti gli anni Cinquanta molti giornalisti del settore indicano il suo nome come quello della cantante più popolare di Francia.

La voce che riapre l’Olympia

Non è un caso che Bruno Coquatrix per il concerto che nel mese di febbraio del 1954 inaugura il ristrutturato teatro de l’Olympia scelga proprio lei insieme al giovane Gilbert Bécaud. Nel 1956 vince anche il Gran Prix du Disque con la canzone Java scritta da Emile Stern ed Eddie Marnay. Qualche tempo dopo, però, la sua vita e la sua carriera incontrano un ostacolo insormontabile, un mostro che sembra uscita da un incobo notturno. Si chiama leucemia. Lucienne Delyle non è tipo da cedere senza lottare. Si cura, cerca di reagire e programma una nuova tournée insieme al suo compagno di vita Aimé Barelli. Proprio con lui si esibisce al Bobino nel mese di novembre del 1960 in quelli che saranno gli ultimi concerti della sua vita. La lunga lotta con la leucemia termina nell’aprile del 1962 a Montecarlo quando la morte pone fine al calvario.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".