Il 4 marzo 1947 a Basse di Stura (To) viene eseguita l’ultima condanna capitale della storia italiana nei confronti di Francesco La Barbera, Giovanni Puleo e Giovanni D’Ignoti, autori di una strage a Villarbasse a scopo di rapina.
Una strada lunga e contrastata
Nel 1948 la Costituzione Italiana elimina la pena di morte da quasi tutto l’ordinamento giuridico italiano, lasciandola in funzione solo nei casi previsti dalle leggi militari di guerra. Occorre però arrivare al nuovo millennio per vederla scomparire totalmente. È la Legge Costituzionale 2 ottobre 2007, n. 1 lo strumento con il quale viene eliminata in via definitiva la pena di morte anche dalle leggi militari di guerra. Nonostante i tentennamenti e le contraddizioni di questo ultimo secolo è proprio sul territorio della penisola italica che alcuni secoli prima viene preso un fondamentale provvedimento abolizionista. Accade il 30 novembre 1786 quando Pietro Leopoldo I Asburgo Lorena, Granduca di Toscana, abolisce tortura e pena capitale. Il suo provvedimento resta in vigore per soli quattro anni ma ancora oggi viene considerato il primo esempio di abolizione della condanna a morte e di tutela dei valori fondamentali della persona da parte di uno stato europeo.
Pene inefficaci, crudeli e inutili
Che la prima abolizione avvenga nella penisola italica non è per caso. Proprio qui, infatti, nel Settecento sotto l’onda del pensiero illuminista inizia a prendere corpo l’idea dell’abolizione di strumenti come la tortura e la pena di morte ritenuti inefficaci, crudeli e inutili anche dal punto di vista giuridico. Nel 1764 Cesare Beccaria con il libro “Dei delitti e delle pene” avvia una profonda riflessione sui sistemi penali, sostenendo l’inefficacia della pena capitale come strumento di prevenzione del crimine e ipotizzando il carcere a vita come pena alternativa alla morte. L’opera di Beccaria è destinata a influenzare in maniera decisiva tutti i movimenti europei di riforma del diritto penale che portano molti stati già nell’Ottocento ad abolire la pena di morte. Dopo l’editto di breve durata del Granducato di Toscana, sul territorio della penisola italica un nuovo atto di abolizione della pena capitale viene nuovamente adottato nel corso della sfortunata esperienza della Repubblica Romana nel 1849 mentre un analogo provvedimento verrà assunto nel 1865 dalla Repubblica di San Marino. Nel 2007 forse si è chiusa definitivamente la questione.