Home C'era una volta L’uomo che inventò la ghigliottina

L’uomo che inventò la ghigliottina

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Il 28 maggio 1738 nasce a Saintes Joseph il medico francese Ignace Guillotin, destinato a passare alla storia come “l’inventore della ghigliottina”. Negli anni dell’adolescenza sembra destinato a seguire la vocazione sacerdotale, ma ben presto, dopo essere entrato come novizio nei gesuiti, si accorge che non era quella la strada per lui. Divenuto professore a Bordeaux, lascia la Compagnia intenzionato a dedicarsi alla medicina. Nel 1789, allo scoppio della Rivoluzione Francese subisce il fascino delle nuove idee di Libertà, Uguaglianza e Fraternità, e vive da protagonista il turbine della Rivoluzione tanto da essere eletto deputato del Terzo Stato per Parigi all’Assemblea degli Stati Generali.

Uccidere con umanità

Fin dal primo momento la sua attività legislativa e i suoi interessi si indirizzano quasi esclusivamente verso la riforma del sistema penale, che ritiene debba essere basata sull’uguaglianza e sull’umanità delle pene, con la contestuale abolizione di quelle più infamanti e offensive. Proprio nel quadro di questo impegno inizia a formarsi in lui l’idea che anche la pena capitale sia da rivedere. Non pensa alla sua abolizione, ma a metodi più ‘umani. Fino a quel momento, infatti, le condanne a morte in Francia venivano eseguite o con l’impiccagione o con la decapitazione manuale. Guillotin ritiene che entrambi i metodi siano particolarmente crudeli per il rischio di provocare inutili sofferenze al condannato. Si interessa così a una sorta di macchina per esecuzioni citata in un libro anonimo dal titolo “Voyage historique et politique de Suisse, d’Italie et d’Allemagne“, in cui si parla di un’esecuzione capitale avvenuta a Milano nel 1730 e si descrive un marchingegno in grado di decapitare il condannato in modo rapido e senza rischio d’errore. Non è il primo esempio di un sistema per la decapitazione automatica. Macchine di diversa foggia e di alterna efficacia sono state usate in varie parti d’Europa anche nei secoli precedenti. Una di queste è descritta in una cronaca di Jean d’Auton che parla della decapitazione dell’agitatore Demetrio Giustiniani, avvenuta a Genova nel 1507. Nei secoli XVI e XVII macchine di questo tipo erano utilizzate in Scozia, dove il marchingegno veniva chiamato The maiden e in Germania dove erano diffusi sistemi meccanici per la decapitazione che andavano sotto il nome di Diole o di Hobel. Attingendo a queste fonti Guillotin propone per la prima volta all’Assemblea Costituente il 10 ottobre 1789 l’unificazione su tutto il territorio nazionale dei sistemi per eseguire le condanne capitali e la contemporanea introduzione dell’uso di una macchina per rendere istantanea e meno dolorosa la morte. Superati i primi ostacoli procedurali la proposta viene definitivamente accolta il 1° dicembre 1789. In essa è contenuta la definizione dettagliata di una macchina per decapitare consistente in due travi scanalate, unite in cima da una terza trasversale alla quale è assicurato un pesante coltello triangolare, in grado di scorrere rapidamente nelle scanalature e di troncare con rapidità e “senza ulteriori offese” il collo del condannato “preso tra due assi”. Prima della sua introduzione definitiva dovranno, però, passare altri tre anni.

Progettazione francese e tecnologia tedesca

La prima delibera in merito viene adottata il 3 giugno 1791, la seconda il 20 marzo 1792, corredata da un parere dell’illustre chirurgo Antonine Louis, di Metz, segretario principale dell’Académie de Chirurgie. Proprio dal suo nome lo strumento verrà inizialmente chiamato “Louison” e poi femminilizzato in “Louisette”. Per costruire la macchina seguendo le indicazioni progettuali di Guillotin viene interessato il falegname Guédon, fornitore ufficiale delle forche utilizzate sino a quel momento. Il suo preventivo di 5660 livres per ciascun modello appare eccessivo e si preferì bandire un asta pubblica. Dopo lunghe trattative l’offerta più conveniente è quella del tedesco Tobias Schmidt, conosciuto per la sua rinomata fabbrica di clavicembali, che si dice disposto a fabbricare le macchine al prezzo di 329 franchi l’una. Il frutto di questa commistione tra progettazione francese e tecnologia tedesca debutta in pubblico, dopo alcune prove su animali e cadaveri, per la prima volta il 25 aprile 1792. Le cronache narrano che il primo condannato a morte decapitato meccanicamente sia stato un grassatore di nome Nicolas-Jacques Pelletier. L’esperimento ha successo e la macchina inizia a funzionare con regolarità. I primi condannati politici ghigliottinati sono L.D. Collonet d’Aigremont, decapitato il 21 agosto 1792, seguito il 24 agosto dall’intendente della lista civile La Porte e, il 25 agosto, dal redattore dellaGazette de Paris” Farmain de Rosoi. Il nome dello strumento diviene definitivamente “Ghigliottina” dopo la pubblicazione, da parte del foglio realista “Les Actes des Apôtres” di una canzonetta satirica che ironizza sui meriti del “cittadino” Guillotin. Proprio quest’ultimo, divenuto segretario della Costituente, rischierà essere sottoposto a una personale esperienza della macchina da lui inventata. Arrestato come sospetto durante il periodo Terrore, viene poi salvato dallo scoppio della reazione termidoriana e muore di morte naturale a Parigi il 26 marzo 1814.

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".