Home C'era una volta Madonna, mai succube degli stili e delle mode

Madonna, mai succube degli stili e delle mode

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Il 16 agosto 1958 a Bay City, nel Michigan, nasce Louise Veronica Ciccone, destinata a diventare una star internazionale con il nome di Madonna.

Grinta e determinazione

La grinta e la determinazione dono le sole qualità su cui può contare la diciannovenne Louise Veronica Ciccone quando, nel 1977 lascia la casa paterna di Rochester per sbarcare in cerca di fortuna a New York. Nei cinque anni successivi si adatta a molti lavori, qualcuno decisamente imbarazzante, ma non dà mai l’impressione di essere in balìa degli eventi. Batterista e voce di contorno dei Breakfast Club, la band che divide con il suo boyfriend del periodo Dan Gilroy, non esita a frantumare gruppo e relazione per svincolarsi dal ruolo di “gregaria”. La sconosciuta italoamericana attira l’attenzione di uno dei più geniali uomini-mixer del periodo, Jellybean Benitez, re delle notti folli delle discoteche di Manhattan, che le regala il primo successo con Holiday e con l’album Madonna. È il 1983 e la sua immagine è quella di una ribelle anticonformista con evidenti richiami, anche nel modo di vestire, al punk. Il cinema la affianca a Rosanna Arquette in “Cercasi Susan disperatamente” e la proietta nell’immaginario delle adolescenti che ne fanno un simbolo. Una rivista musicale scopre che su cinque acquirenti di dischi della cantante ben quattro sono donne. Una donna diventa un mito prevalentemente femminile. È un caso rarissimo.

Madonna wanna-be

A migliaia le “Madonna wanna-be”, le sue fan-fotocopia, si truccano e vestono come lei. Le sue esibizioni sono popolate da ragazze con guantini di pizzo, stivaletti sopra la caviglia, calze traforate, cinturoni di pelle e tanti crocifissi al punto che, come rileva qualche commentatore, invece che a un concerto rock sembra di assistere a un rito religioso. Invece di sfruttare il momento Madonna capisce che la dance è arrivata alla fine e cambia registro con Like a virgin indossando un abito da sposa con guêpière, una sottogonna bianca tempestata da mille cuoricini e una fibbia con la scritta “Boy toy”. Si tratta di un disco di passaggio che prelude a True blue, un album pop arricchito da richiami a stili diversi per sedurre un pubblico più vasto. L’operazione riesce e Madonna si consolida definitivamente nel ruolo di star. Da quel momento ogni disco segna un cambiamento di stile, imprevedibile, spesso sorprendente, talvolta geniale. Dalla dance al pop maturo di questi anni ha progressivamente affinato le sue capacità, scegliendosi ogni volta i collaboratori più adatti. Non è, però, mai succube degli stili e delle mode. Al contrario li fa propri, li metabolizza e li ripropone filtrati e contaminati tra loro. Con lei non si può dare niente per scontato e ciò che accade lo decide sempre solo e soltanto lei.

 

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".