Home C'era una volta Mouloudji entra per la prima volta in sala di registrazione

Mouloudji entra per la prima volta in sala di registrazione

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Il 19 gennaio 1951, nell’anno in cui compie ventotto anni, lo chansonnier Mouloudjii entra per la prima volta in uno studio d’incisione accompagnato dall’instabile ensemble di Philippe-Gérard.

Brani di grande successo

In quel giorno vengono registrati brani destinati a una lunga vita come Rue de lappe, Si tu t’imagines e Barbara. Il primo a capire le potenzialità di Mouloudji è quel geniaccio della scena parigina che risponde al nome di Jacques Canetti, già direttore della scalcinata Radio Cité, scopritore di talenti e condottiero indiscusso del cabaret Les Trois Baudets, che lo scrittura e lo accompagna verso il successo. È proprio Canetti a convincerlo a registrare il brano Comme un p’tit coquelicot con il quale vince il Grand Prix de Disque nel 1953.

Irriducibile antimilitarista

Nonostante il successo Mouloudji non abbandona l’impegno politico e, in quegli anni che vedono i francesi impantanati nella guerra d’Indocina, mette le sue canzoni e la sua voce al servizio della causa antimilitarista. Nel 1954 incide Le déserteur, la canzone di Boris Vian ancora oggi considerata tra i brani più vivi del movimento contro ogni guerra. Lui la canta sul palco del Theatre de l’Oeuvre proprio il giorno in cui la guerra dell’Indocina si conclude con la sconfitta francese a Dien Bien Phu provocando uno scandalo. Censurata e messa al bando dalle radio allineate con il governo riesce comunque a essere diffusa dalle antenne di Europe 1. Da quel momento il suo nome resta per sempre legato a questo brano sia per chi lo seguirà con simpatia e passione nella sua carriera che per il potere politico e per l’industria discografica che non perderanno occasione per censurarlo ed emarginarlo.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".