Home C'era una volta Red Callender, il bassista dai capelli rossi

Red Callender, il bassista dai capelli rossi

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Il 6 marzo 1918 nasce ad Haynesville, in Virginia, il contrabbassista oltre che specialista del basso-tuba Red Callender, registrato all’anagrafe con il nome di George Sylvester Callender e conosciuto come il “bassista nero dai capelli rossi”.

Un talento precoce

Il suo primo incontro con la musica avviene alla Industrial School di Bordentown nel New Jersey dove si dedica allo studio di numerosi strumenti come il corno alto, la tromba, il basso-tuba e il basso senza dimenticarsi dell’armonia e arrangiamento. Talento precoce, è ancora uno studente quindicenne delle scuole superiori quando debutta con il gruppo di Banjo Bernie ad Atlantic City. Se ne va poi in California dove ha la grande occasione di sostituire Pops Foster nell’orchestra di Louis Armstrong. Proprio con il grande “Satchmo” partecipa per la prima volta a una seduta di registrazione. È il mese di novembre del 1937 e George ha soltanto diciannove anni. Suona poi nel trio di Nat “King” Cole e con varie formazioni, sempre in California. Nel 1942 viene scritturato da Lester Young pur non rinunciando a registrare e a esibirsi con gruppi che portano il suo nome come il leggendario trio che si esibisce al Suzi-Q Club di Hollywood. Di nuovo con Armstrong nel 1946 appare nel film “La città del jazz” di Arthur Lubin e nel 1947 fa parte del trio di Erroll Garner e poi passa con Johnny Otis.

Tra i migliori bassisti dello swing

Tra il 1951 e il 1953 Red suona con Jerry Fielding a Hollywood dedicandosi poi prevalentemente al lavoro televisivo, cinematografico e di studio dirigendo anche qualche piccola formazione sotto suo nome. Considerato uno tra i migliori bassisti dello swing, Callender si dimostra uno strumentista molto versatile capace di passare con eccellenti risultati dai piccoli gruppi bop alle collaborazioni con i grandi solisti. Registra con quasi tutti i protagonisti del jazz della sua epoca. È presente nei dischi di Armstrong, Kay Starr, Hollywood Hucksters, Sonny Greer, Lester Young, Red Norvo, Babe Russin, André Previn, Howard McGhee, Al Hibbler, Jazz At The Philharmonic, Charlie Parker, Charlie Ventura, Art Tatum, Buddy de Franco, Bing Crosby, John Graas, Wardell Gray, Billy May, George Shearing, Buddy Collette, Ray Charles e moltissimi altri. Instancabile: non disdegna neppure qualche incursione nel rhythm and blues centrando un grande successo nel 1958 con il suo brano Primrose lane. Muore di cancro alla tiroide nel 1992.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".