Home C'era una volta Curley Weaver, una vita in blues

Curley Weaver, una vita in blues

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Il 20 settembre 1962 muore ad Almon, in Georgia, il bluesman Curley Weaver, uno dei più tipici esponenti del blues rurale georgiano

Il lavoro nel cantiere

Nato a Newton, il 26 marzo 1906 si trasferisce nel 1925 ad Atlanta, dove frequenta i fratelli Hicks Barbecue, Bob e Charlie Lincoln, e poi Buddy Moss e Blind Willie McTell. Tra il 1928 e il 1931 registra per la Columbia e la QRS. In seguito inizia a esibirsi ad Atlanta con una certa regolarità, accompagnato da Buddy Moss, dall’armonicista Slim Kirkpatrick e dal violinista Eddie Anthony. Nel 1933 incide numerosi dischi a suo nome e altrettanti in seno al gruppo dei Georgia Browns, per la casa discografica Banner. Per vivere, tuttavia, è costretto a lavorare in un cantiere ferroviario.

La cecità non lo ferma

Negli anni 1940 si unisce al più famoso ed originale Blind Willie McTell: inizia una lunga serie di vagabondaggi nelle campagne del Tennessee e delle Caroline e registra con l’amico una serie di brani per la Regal e la Sittin’ With. Nel frattempo continua ad esibirsi ad Atlanta, talora con McTell, più spesso con il solito Buddy Moss. Diventato cieco nel 1959, continua la propria attività d’intrattenitore musicale, finché una violenta crisi di uremia non lo uccide. Influenzato da Barbecue Bob, Weaver può essere considerato come un tramite tra il blues georgiano e quello più melodico, più vicino al ragtime e all’hillbilly bianco delle Caroline e della East Coast in genere. È infatti alla dodici corde che il notevole talento di Weaver emerge in tutta la sua leggerezza ed agile espressività, creando sottili filigrane di grande godibilità.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".