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Albert Mangelsdorff il trombone jazz di Francoforte

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Il 5 settembre 1928 nasce a Francoforte il trombonista Albert Mangelsdorff uno dei protagonisti del nuovo jazz europeo del Novecento.

Gli inizi al violino

Albert inizia a studiare violino sotto la guida di uno zio violinista e subito dopo passa alla chitarra con la quale si esibisce in vari gruppi locali. L’esordio ufficiale nel jazz avviene nel 1950, quando, dedicatosi ormai al trombone, entra a far parte del gruppo di Joe Klimm. All’interno di questa piccola formazione prende confidenza con i temi di Charlie Parker e mostra un crescente interesse per il nuovo sound prodotto allora da Lennie Tristano e da Lee Konitz. Nel 1953 si unisce al sassofonista Hans Koller insieme al quale ottiene molti successi. All’inizio degli anni Sessanta, oramai musicista famoso e apprezzato, Mangelsdorff effettua numerose tournée e incide per varie case discografiche con John Lewis e altri musicisti. Il trombonista tedesco è affascinato dalle nuove esperienze e dalla ricerca che dopo il Free Jazz Meeting di Baden-Baden del 1969 lo porta a esibirsi oltre che con il suo abituale quartetto formato dal tenorsassofonista Heinz Sauer, dal contrabbassista Günter Lenz e dal batterista Ralf Hübner, al fianco dei maggiori esponenti del jazz d’avanguardia.

Un’evoluzione continua

Mangelsdorff dimostra anche di essere tra i pochi musicisti capaci di evolvere costantemente. Ogni esperienza musicale viva è infatti per lui una novità significativa. Riesce così a farsi apprezzare tanto nei meeting d’avanguardia di Berlino, quanto nelle esibizioni più tradizionali co me quelle con Elvin Jones. Riesce poi a stimolare esperimenti più trasversali come quello realizzato con il The United Jazz Rock Ensemble riunito attorno al pianista Wolfgang Dauner e che vede tra le sue file tra gli altri l’ex leader dei Colosseum Jon Hiseman e Charlie Mariano. La sua capacità di emettere fino a sette note contemporaneamente dal trombone, con una tecnica e una padronanza del ritmo straordinarie unite a una intelligenza fantasiosa, ne fanno il musicista forse più interessante della scena europea di fine Novecento. Muore il 25 luglio 2005.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".