Home C'era una volta Art Farmer, una delle più notevoli personalità del post bop

Art Farmer, una delle più notevoli personalità del post bop

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Il 21 agosto 1928 a Council Bluffs, nell’Iowa, nasce il trombettista e flicornista Art Farmer. Registrato all’anagrafe con il nome di Arthur Stewart Farmer è il fratello gemello del bassista Addison.

Un inizio folgorante

Dopo aver trascorso i primi anni a Phoenix si trasferisce nel 1945 a Los Angeles dove suona con Horace Henderson e con Floyd Ray. Si unisce poi al batterista Johnny Otis e con lui si trasferisce all’est. Durante il 1947 e 1948 è a New York dove suona come indipendente mentre si applica allo studio della musica sotto la guida di Maurice Grupp. Alla fine dell’anno ritorna sulla costa occidentale e per qualche tempo è nella formazione di Benny Carter. Nel 1951 suona con Wardell Gray e, verso la fine dell’anno successivo, entra a far parte della grande orchestra di Lionel Hampton. Alla fine del 1953 è di nuovo a New York insieme a Gigi Gryce con il quale verso la fine del 1954 forma un quintetto che, pur senza una precisa continuità, agisce fino alla metà del 1956. Nell’agosto dello stesso anno suona con Horace Silver e nel 1958 è con Gerry Mulligan. È questo un momento particolarmente felice per Art che ha modo di farsi conoscere in tutto il mondo prendendo parte ai film “Non voglio morire” di Robert Wise. Nel 1959 con Benny Golson forma un gruppo, il Jazztet, che resta unito fino quasi alla fine del 1962, malgrado diversi cambiamenti di organico.

La scelta del flicorno

Lo scioglimento del sestetto diviene necessario per la difficoltà di trovare sufficiente lavoro e Art, che in quell’ epoca opta per il flicorno, torna a studiare con grande fervore mentre suona abbastanza spesso in quartetto, quasi sempre unendosi a Jim Hall e variando basso e batteria. Il sodalizio con Hall dura fino al 1964 e le varie formazioni del duo sono tra le cose più apprezzate dai critici in quegli anni per molte caratteristiche di stile, di gusto, di sensibilità che affratellano il trombettista e il chitarrista. Dovendo forzatamente rinunziare a Hall, Farmer lo rimpiazza con un pianista, Steve Kuhn. Gran parte del 1965 la trascorre in Europa, ove torna anche nell’estate del 1966. Nel frattempo suona in diverse città degli Stati Uniti con gruppi diversi, ma soprattutto con un combo che presenta Jimmy Heath al sassofono. Nel 1968 si sposta a Vienna dove accetta di suonare con l’orchestra della Austrian Broadcasting System. Conserva la residenza viennese, ma torna spesso nel paese natale, anche in occasione del festival di Newport, sia nel 1973 che nel 1974, accettando anche scritture a New York e Los Angeles ove suona con il solo sostegno ritmico. In Europa, Farmer ha modo di brillare nella Clarke-Boland Big Band che è una specie di legione straniera musicale, forte di musicisti euro-americani come Benny Bailey, Idrees Sulieman, Herb Geller, Sahib Shihab, Kenny Clarke. Trombettista di enorme lirismo ha una enorme agilità strumentale e una fluidità che gli permette di affrontare qualsiasi difficoltà senza sforzo apparente. Dotato di grande espressività e feeling, specie con la sordina, si impone come una delle più notevoli personalità del post bop. La voce bellissima, calda, profonda, quasi sensuale, non poteva che indirizzarlo verso la scelta di uno strumento che gli permettesse di valorizzare al massimo queste caratteristiche: di qui la scelta del flicorno il cui suono rotondo e fluido gli permette di dare ancor più risalto alla sua voce e al suo lirismo. Su questo strumento diviene in breve tempo uno specialista senza eguali, nettamente superiore a Thad Jones, Clark Terry, Chet Baker che possono considerarsi gli altri grandi del flicorno. Muore a New York il 4 ottobre 1999.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".