Home C'era una volta Beltane, la fine del freddo

Beltane, la fine del freddo

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Il 1° maggio secondo gli antichi calendari druidici era Beltane, cioè il momento in cui – secondo la credenza – iniziava la bella stagione e si poteva salutare il freddo e difficile inverno.

L’inizio dell’estate

Beltane letteralmente significa splendente o fuoco e fa riferimento ai falò accesi in onore di antiche divinità celtiche. Questa festa segnava l’inizio dell’estate. Il rituale nasceva dal timore dei contadini che in questo periodo, avendo terminato le scorte dei granai e preparato la terra per il nuovo raccolto, dovevano affrontare il rischio degli ultimi freddi. In questa notte si celebrava Madre Natura per assicurarsi la sua protezione sulla terra e sulle pianticelle appena nate, per propiziare la benevolenza e far sì che le ultime gelate non riuscissero a distruggere i teneri germogli. Beltane era anche una festa che celebrava il risveglio dell’amore, dell’attrazione, del corteggiamento e della fertilità delle coppie: il risveglio dei desideri istintivi primaverili. Alla vigilia di Beltane i celti preparavano due grandi falò con i nove legni sacri (sorbo, quercia, salice, nocciolo, betulla, biancospino, melo, tasso e ginepro) e le greggi venivano ritualmente spinte tra i due fuochi per essere purificate e rese fertili. Anche gli uomini e le donne partecipavano a questo rito avvicinandosi ai fuochi ballando e cantando. I giovani che si volevano unire in matrimonio si prendevano per mano, mentre gli anziani si avvicinavano per chiedere salute e benessere. Le coppie sposate che ancora non avevano figli compivano lo stesso rito per propiziare l’arrivo di una nuova vita.

Una festa di perdizione

Ben presto questa festa fu vista come un momento di perdizione. La libertà sessuale, l’allegria sfrenata e l’ubriachezza che spesso vi si accompagnavano rappresentavano il cedimento al peccato di gola e alla lussuria. Fu probabilmente così che l’antica Beltane, prima tollerata, venne poi considerata dalla Chiesa una festa satanica, un sabba, appunto. Dilagò l’idea che tutti coloro che partecipavano a queste feste si appartassero nel bosco per unirsi carnalmente a spiriti maligni. Secondo credenze successive, i figli che venivano concepiti quella notte erano considerati dotati di poteri magici e subdoli, al punto da essere considerati morti tornati in vita. Il significato simbolico di Beltane fu facilmente associato alla stregoneria perché tra le varie credenze vi era quella secondo cui il 30 aprile, la notte prima di Beltane, c’era la Notte di Valpurga, all’origine una notte magica in cui l’oscurità e l’inverno finalmente cedevano il passo alla luce e al clima mite. Successivamente essa divenne l’occasione perfetta per condanne e scomuniche. In quella notte, secondo gli inquisitori, si scatenavano incantesimi, fatture e malefici, per risvegliare i morti, sfruttando la potenza energetica del risveglio della natura.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".