Home C'era una volta Cecil Payne, un sax dal fraseggio caldo

Cecil Payne, un sax dal fraseggio caldo

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Il 14 dicembre 1922 a Brooklyn, New York, nasce il sassofonista Cecil Payne, un protagonista della scena jazz della seconda metà del Novecento.

Lo studio con Brown

Il giovane Cecil studia sassofono e clarinetto con Pete Brown e dopo la Seconda Guerra Mondiale debutta professionalmente con Jay Jay Johnson con cui incide Coppin’ the Bop. Poco tempo dopo suona con Roy Eldridge allo Spotlite nella 52a strada. In quel periodo ha occasione di farsi ascoltare da Dizzy Gillespie che lo scrittura immediatamente. Rimane con Gillespie dalla fine del 1946 al gennaio del 1949, prendendo parte alla tournee europea del febbraio del 1948. Lasciato Gillespie suona come free-lance a New York con Tadd Dameron, James Moody e in altri piccoli complessi. Dal 1952 al gennaio del 1954 collabora con Illinois Jacquet. Per un certo periodo lascia la musica intenzionato a dedicarsi agli affari con suo padre, ma la decisione dura poco. Nel 1958, infatti, si esibisce nel gruppo di Randy Weston con il quale rimane fino al 1960.

Sensitivo e caldo

Nel 1963 è con Lionel Hampton in Europa dove ritorna anche l’anno successivo. Nel 1963 con Machito si reca in Sudamerica e nel 1964 suona al Paris Jazz Festival. Nel 1966 è ancora con Randy Weston. Fra il 1966 e il 1967 suona con Woody Herman. Nel 1968 si trasferisce a Bruxelles per un anno, suonando in tutta Europa. Ritornato negli Stati Uniti entra nuovamente nell’orchestra di Dizzy Gillespie. Nel 1969 suona con Count Basie che lascia nel 1971 per formare un suo gruppo, il Jazz Zodiac Quintet. Nel 1974 suona con la New York Jazz Repertory Orchestra e sempre nello stesso anno è in Europa con la Musical Life of Charlie Parker. Sorretto da un fraseggio molto sensitivo e caldo, Cecil Payne trasmette una grande verve ai partner con i quali suona. Muore il 27 novembre 2007 a Stratford, nel New Jersey.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".