Home C'era una volta Gli Xiu Xiu contro Bush e la guerra in Iraq

Gli Xiu Xiu contro Bush e la guerra in Iraq

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Il 9 aprile 2004 viene pubblicata in Italia una delle foto della campagna stampa che accompagna la pubblicazione di un album degli Xiu Xiu. Oltre all’album anche la foto è destinata a far clamore.

Fuck Bush

Nella foto James Stewart, l’inventore della sigla e deus ex machina del progetto è fotografato insieme alla sua compagna d’avventura Caralee McElroy con una maglietta nera su cui compare, in rosso e molto evidente, la scritta “Fuckbush. In più sull’ultimo album c’è un brano dal titolo esplicitamente ironico Support our troops Oh! che, invece di essere una canzone, è una sorta di drammatica sonorizzazione di un equivoco insito nel titolo. Se anche un gruppo di culto o, meglio, un progetto ad assetto variabile, come quello degli Xiu Xiu, lontanissimo per sonorità e per impostazione dal concetto di “musica militante” aggiunge il suo piccolo mattoncino alla battaglia per fermare il delirio dell’amministrazione americana vuol dire che il movimento è più diffuso di quello che potrebbe apparire. Ciò avviene nel momento in cui il linguaggio di James Stewart e compagni si apre verso il pop, diventa più accessibile e allarga gli orizzonti di possibile ascolto.

La svolta pop

Nei suoni dei loro album, compreso l’ultimo Fabulous Muscles la voce di Stewart incontra e qualche volta sfida su terreni diversi tutte le costruzioni stilistiche degli ultimi vent’anni, dalla new wave alla classica, al technopop, all’etnica elettronica. Il lavoro di frammentazione e ricostruzione avviene trattando gli strumentisti come se fossero macchine sonore con l’anima. Non sempre, peraltro, gli strumentisti ci sono davvero perché talvolta accade che lo stesso Stewart crei direttamente i vari suoni. Tutto ciò, pur intrigante, non ne fa necessariamente un campione d’originalità. La differenza con molti altri sperimentatori sta invece nel fatto il progetto Xiu Xiu non punta a far vivere in maniera astratta o casuale i vari suoni. Due sono gli elementi che, a detta di Stewart, vengono presi a riferimento nella composizione e nella registrazione di un brano. In un primo momento c’è la ricerca di un equilibrio sonoro in grado di rendere efficacemente un testo, uno stato d’animo, un concetto o un’emozione. Ottenuto il primo risultato inizia una sorta di ambientamento storico del suono ottenuto. Che cosa vuol dire? Che siccome niente o quasi nasce dal nulla, ottenuto un suono dichiaratamente new wave lo si utilizza in modo da rispettare i riferimenti storici del genere a cui è legato. Il risultato è un lavoro ricco di quei riferimenti culturali la cui mancanza ha spesso fatto sembrare arida e insulsa la sperimentazione technopop.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".