Il 10 marzo 1927 nasce a Dallas, nell’Oregon Johnnie Ray, uno dei grandi interpreti degli anni Cinquanta protagonista di uno dei tanti miracoli della storia della musica.

Tenacia e studio

Non ha ancora compiuto nove anni, il piccolo Johnny, quando per una malattia perde gran parte della sua capacità uditiva. Nonostante tutto si applica nello studio e nelle tecniche in modo da non dover abbandonare la musica, sua grande passione. A quindici anni si fa notare in un concorso a Portland nell’Oregon e nel 1951 si trasferisce a Detroit per cantare al Flame Club. Dopo alcuni dischi passati quasi inosservati, nel 1952 ottiene un grande successo con il singolo Cry sul cui retro c’è Little white cloud that cried e che resta al vertice della classifica statunitense per ben undici settimane.

The cry guy

A Cry segue poi una lunga serie di successi con brani come Here an I Broken hearted, Just walking in the rain, Somebody stole my gal, Such a night, Walking my baby back home, Hernando’s hideaway, Here I am, If you believe (con Frankie Laine), Good evening friends (con Doris Day), Ma says pa pays, Full time job e Let’s walk that a way. Soprannominato “The cry guy” per il suo stile particolare, Johnnie Ray, come molti altri cantanti di quel periodo, viene travolto dall’esplosione del beat negli anni Sessanta e finì per passare in secondo piano. La band inglese Dexy’s Midnight Runners in ricordo lo cita esplicitamente nel video di Come On Eileen del 1982. Muore il 24 febbraio 1990.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".