Home C'era una volta Oscar Pettiford, l’innovatore del contrabbasso nel jazz

Oscar Pettiford, l’innovatore del contrabbasso nel jazz

SHARE

L’8 settembre 1960 muore a Copenaghen, in Danimarca, il contrabbassista Oscar Pettiford, un maestro assoluto che ha saputo dare un impulso nuovo all’utilizzo in jazz del suo strumento sia per la dinamica solistica che per l’accompagnamento.

Gli inizi al pianoforte nell’orchestra del padre

Nato a Okmulgee, in Oklahoma, il 30 settembre 1922 si interessa alla musica sin da ragazzo e inizia a suonare il pianoforte nel 1933 sotto la guida del padre Harry “Doc” Pettiford che dirige una vera e propria orchestra familiare comprendente la moglie e i suoi numerosi figli. Intorno al 1936 Oscar passa al contrabbasso e nel 1942 viene ascoltato a Minneapolis da Charlie Barnet che lo ingaggia nella propria orchestra come secondo contrabbassista accanto a Chubby Jackson. Raggiunta New York suona con Roy Eldridge, Lionel Hampton e l’orchestra di Lucky Millinder. In questi anni di formazione musicale, Pettiford ha già acquisito una tecnica strumentale molto progredita, che gli consente di sviluppare un disegno melodico molto sensibile e approfondito, specialmente laddove gli viene offerta, dai suoi partner, la possibilità di dialogare con vari strumenti solisti. Molto mobile nel gioco sottile dell’accompagnamento e dotato di una estrema flessibilità di invenzione quando gli viene consentito di uscire in assolo, Oscar Pettiford non tarda cosi ad affermarsi come uno dei maestri dello strumento, e dopo aver debuttato discograficamente con gli Esquire All Stars nel dicembre 1943, gli viene offerta la possibilità di esibirsi in sale di registrazione sotto il suo nome.

Il legame con i boppers

La sua forte capacità di intuizione e il contrappunto armonico che sa creare persuadono i boppers a servirsi di lui per le loro audaci sperimentazioni. Sempre durante gli anni Quaranta Oscar Pettiford si esibisce nel 1944 alla testa di un proprio gruppo nei locali della 52a Strada e l’anno dopo in California accanto a Boyd Raeburn e Coleman Hawkins. Dal novembre del 1945 Pettiford entra a far parte dell’orchestra di Duke Ellington e va a ricoprire il ruolo che era stato di Jimmy Blanton. Lasciata l’orchestra di Ellington nella primavera del 1948, Oscar Pettiford suona nei primi mesi del 1949 con la formazione di Woody Herman e quindi si dedica sempre più al violoncello per il quale inventa una tecnica di esecuzione fondata sul pizzicato a due dita sulle corde, in grado di produrre un grande effetto sonoro e di stabilire un raccordo armonico molto sensibile. Dal 1952 si dedica all’attività di free-lance che suonando soprattutto nella zona di New York con Miles Davis, Urbie Green, Lee Konitz, Clark Terry, Sonny Stitt, Thelonious Monk, Jimmy Cleveland e altri. Nella seconda metà degli anni Cinquanta Oscar Pettiford si trasferisce in Europa e va a vivere a Copenaghen senza mai smettere di suonare fino alla morte.

 

Previous articleSe volessimo ancora salvare la terra
Next articleMonopattini elettrici condivisi a Reggio Emilia
Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".