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Riduzione CO2: ecco cosa fanno le aziende

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Riduzione CO2: ecco cosa fanno le aziende

Ci troviamo in un periodo storico molto importante: nonostante tutto quello che è successo negli ultimi anni e tutto quello che sta succedendo in giro per il mondo, forse uno degli argomenti più importanti su cui riflettere e che coinvolge tutti quanti gli abitanti del mondo, è sicuramente quello ecologico. Ci troviamo infatti in una fase di transizione ecologica che riguarda tutti gli abitanti in tutti i continenti del mondo intero; dai cittadini arrivando ai politici, passando per le aziende e per ogni singolo aspetto della socialità umana, ognuno deve fare il proprio per garantire quel processo di evoluzione ecologica che permetterà a noi nel presente, ma soprattutto alle future generazioni, di vivere su un pianeta green. Dal punto di vista del clima, gli esperti sostengono che se la temperatura media del pianeta andasse oltre di 2 gradi centigradi rispetto alla norma, il Pil in Europa diminuirebbe del 7,7%.

Dunque è importante capire che questo cambiamento è necessario anche perché ne va di mezzo l’economia globale. Il clima infatti non è più quello degli anni scorsi, ed ecco che ci troviamo con, ad esempio, un rallentamento della crescita delle principali colture, tra cui mais, riso e grano, con conseguente aumento del prezzo e si stima che questo possa crescere tra il 75% e il 90% entro il 2030; l’aumento delle temperature non giova a nessuno, e sono molto frequenti fenomeni atmosferici come le alluvioni, come accaduto ad esempio in Italia in Romagna, ma sono cose che accadono in tutte le parti del mondo. L’Intergovernmental Panel on Climate Change, che non è altro che l’ente delle Nazioni Unite che analizza lo stato delle conoscenze scientifiche, tecniche e socioeconomiche sul cambiamento climatico, ha confermato negli anni scorsi che è aumentato sempre di più il totale netto delle emissioni di gas serra di origine antropica, in particolar modo nel periodo tra il 2010 e il 2019.

Dunque, per invertire la rotta si è già cominciato ad agire in modo sostenibile.

Agire in modo sostenibile significa utilizzare tecniche ecologiche che impattino il minimo possibile sull’ambiente, utilizzare fonti rinnovabili come l’energia solare o eolica così da ridurre la produzione di energia, ridurre i rifiuti e adottare pratiche di riciclo. Questi aspetti toccano non solo ai cittadini, ma anche alle aziende, chiamate a produrre in modo green a 360°. Non c’è settore che non sia interessato da questa fase di green economy: dalle aziende di produzione a quelle legate ai servizi, fino alle pubbliche amministrazioni e agli enti governativi: tutti devono pensare green. Il primo passo per le aziende è quello di inserire figure professionali esperte in ESG, termine coniato per sottolineare la crescente importanza dei fattori ambientali, sociali e di governance, che avrebbe portato a migliori decisioni d’investimento, sviluppando così il processo aziendale legato alla sostenibilità. La green economy ad esempio per le aziende è molto importante perché in questo modo potrebbero aumentare il fatturato con l’aumento delle esportazioni, dato che aumenterebbe anche la reputazione agli occhi dei mercati esteri.

Certo, l’investimento iniziale per le stesse aziende sarebbe molto oneroso, ma a lungo andare le nuove tecnologie renderebbero ecosostenibili i processi produttivi delle stesse, riducendo così i consumi energetici e di materie prime. E questo sviluppa anche nuove opportunità di lavoro, oltre a creare altre figure professionali capaci di guidare la transizione sostenibile. Per questo, le aziende devono rivedere il modello di business, puntando sul benessere collettivo e l’impatto ambientale, coinvolgendo anche i dipendenti in comportanti sostenibili.

Alcuni esempi di green economy nelle aziende

La rivoluzione green come abbiamo visto è molto legata, tra le altre, anche alla rivoluzione digitale che ad oggi è concreta e irreversibile e che interessa ogni settore delle nostre società. Interi settori della società si stanno evolvendo verso il digitale e, secondo una stima della Commissione europea, il valore della data economy passerà dal 2,4% del 2018 al 5,8% del Pil Ue nel 2025 per un totale di 829 miliardi di euro.

Dunque l’innovazione digitale riguarda tanti settori, da quello urbano per la creazione di città e comunità sostenibili, a quello medico, con analisi e cure sempre più specifiche, al mondo del gioco, che negli ultimi anni ha avuto una crescita esponenziale, di utenti e di fatturato. Infatti nel 2020 si è avuta una crescita del 45% con una spesa che è passata dagli 1,8 miliardi di euro del 2019 ai 2,6 del 2020, crescendo poi del 4% l’anno successivo.

Ed ecco che, come avvenuto per l’industria del gioco, che nel corso degli anni ha visto appunto nascere il suo segmento più dematerializzato, ovvero quello online che offre al web dei veri e propri casino online completi di tutti i servizi che è possibile trovare in una sala da gioco fisica, è pensabile che questo si possa attuare anche per il settore della pubblica amministrazione, rendendo parzialmente dematerializzata una porzione del suo processo produttivo? Certo che sì, e questa rivoluzione è già partita: alcuni enti pubblici, rendendo accessibili online alcuni dei propri servizi, vanno a ridurre sprechi in diversi settori, da quello cartaceo (meno documenti prodotti), a quello ambientale (il cittadino non è più costretto a recarsi in sede per sbrigare le proprie pratiche). In questo caso si riducono i costi, si aumenta l’efficienza e la velocità, permettendo al cittadino di risolvere il prima possibile la propria richiesta.

La digitalizzazione dei processi porta in primis ad un’approfondita analisi del funzionamento interno di un’organizzazione così che, introducendo tool digitali nello svolgimento delle attività, sia più facile, ad esempio, individuare e risolvere situazioni in cui si verifichino rallentamenti; inoltre sarebbe possibile migliorare la comunicazione sia interna che esterna.
La nostra Terra sta male, è arrivata a 1 grado di surriscaldamento ed è come se avesse 38 di febbre. È sicuro che a breve arriverà a 39 gradi (2 gradi di surriscaldamento) e solo ed esclusivamente se corriamo da oggi seriamente ai ripari riusciremo a fare in modo che la sua febbre non aumenti ulteriormente. Se la situazione dovesse peggiorare, raggiungeremo i 5 gradi di surriscaldamento. Una situazione disastrosa e irrecuperabile che penalizzerà i nostri figli e nipoti”: queste parole di qualche tempo fa di Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica italiana, fanno capire chiaramente quanto bisogna fare per il noi e per il nostro pianeta.