Home C'era una volta Sir Charles Thompson, un pianista che lascia il segno

Sir Charles Thompson, un pianista che lascia il segno

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Il 21 marzo 1918 a Springfields, nell’Ohio, nasce il pianista Sir Charles Thompson, registrato all’anagrafe con il nome di Charles Phillip Thompson.

La prima scrittura da Lloyd Hunter

Figlio di un pastore metodista, inizia a studiare il piano quando è ancora bambino e a quindici anni, ottenuta una scrittura dall’orchestra di Lloyd Hunter, lascia la famiglia. Suona in seguito con vari gruppi, tra cui quelli di Nat Towles e Floyd Ray e nel 1940 entra a far parte dell’orchestra di Lionel Hampton. L’anno seguente suona con Lester Young al Café Society e si stabilisce a New York. Qui inizia a frequentare i locali della 52a Strada dove ha modo di suonare con Roy Eldridge, Don Byas, Hot Lips Page e diversi altri musicisti. Diventa molto amico di Charlie Parker, che ha conosciuto qualche anno prima a Kansas City. Tra il 1944 e il 1945, dopo aver suonato con Lucky Millinder parte per la California al seguito di Coleman Hawkins e incontra di nuovo a Washington Charlie Parker.

Un geniale compositore

Tornato a New York, nel settembre 1945, forma una All Stars con Charlie Parker, Buck Clayton, Dexter Gordon, Danny Barker, Jimmy Butts e J. C. Heard, incidendo eccellenti brani come Takin’Off, It Had You, 20th Century Blues e The Street Beat che, oltre a mettere in luce le ottime qualità pianistiche, danno anche un’idea delle sue grandi possibilità di compositore dal momento che, salvo il secondo pezzo, gli altri sono suoi. Dal 1947 al 1948 suona con Illinois Jacquet. Verso la fine degli anni Quaranta si stabilisce a Cleveland dove rimane per un paio di anni, tornando poi a New York per suonare come free-lance con diverse formazioni tra le quali quella di Charlie Barnet. Nel 1959 effettua una tournée in Europa e poi rallenta vistosamente l’attività jazzistica dedicandosi all’organo Hammond ed esibendosi in diversi club con un suo trio. Pianista molto originale, anche se nel suo stile si avvertono reminiscenze di Basie, combinate con il linguaggio bop. Il suo è uno stile estremamente elegante, facilmente riconoscibile, che sostanzialmente non può essere ricollegato ad alcun pianista. Muore a Tokyo il 16 giugno 2016.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".