Home C'era una volta Weldon “Juke Boy” Bonner, tra blues e poesia

Weldon “Juke Boy” Bonner, tra blues e poesia

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Il 22 marzo 1932 a Bellville, in Texas, nasce il bluesman Weldon Bonner, soprannominato “Juke Boy.

La musica, l’abbandono, la scrittura, il ritorno

Rimasto orfano in giovane età viene allevato da una sorella maggiore. Nel 1946 impara a suonare la chitarra e poco dopo inizia a esibirsi nei club della sua città. Nel 1948 dopo aver vinto un concorso per giovani talenti indetto dal disc-jockey Trummy Cain al Lincoln Theatre di Houston viene scritturato contemporaneamente dalla stazione radio KLEE e in vari locali della zona. La sua carriera si interrompe subito perché nel 1950 Weldon decide di lasciar perdere. Mantiene la decisione per quattro anni, fino al 1954 quando, a Los Angeles, conosce il cantante Mercy Dee Walton con il quale forma un duo per esibirsi nei locali della California. Nel 1956 si trasferisce a Oakland dove incontra il cantante Lafayette Thomas con il quale, l’anno successivo incide i suoi primi dischi per la casa discografica Irma.

La poesia dei testi

Nel 1958 ritorna nella sua città natale e si esibisce in Alabama, Arkansas e Louisiana. Nel 1960 forma un suo trio con Katie Webster al piano e Lightin’ Mitchell alla batteria. Nel 1963, a causa di una operazione allo stomaco lascia nuovamente la musica e per quattro anni si dedica alla poesia scrivendo per varie pubblicazioni. Alla fine del 1966 riappare nei locali di Houston e incide altri dischi. Fra il 1970 e il 1975 partecipa a diversi festival. Juke Boy affonda le radici del suo stile nella tradizione del blues texano, ma è soprattutto un poeta. I suoi testi, infatti sono considerati ancora oggi dei piccoli capolavori per la loro ricchezza poetica, mentre il suo stile alla chitarra e all’armonica ricorda quello di Jimmy Reed. Muore il 29 giugno 1978 a Houston, in Texas.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".