Home C'era una volta Earl Hines, il padre del pianismo moderno

Earl Hines, il padre del pianismo moderno

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Il 28 dicembre 1905 nasce a Pittsburg, un sobborgo di Duquesne, in Pennsylvania, Earl Hines, uno dei grandi pianisti della storia del jazz.

Il trumpet-piano style

Il suo nome completo è Earl Kenneth Hines e il bambino comincia presto a respirare musica visto che suo padre Joseph suona la cornetta nelle brass bands della sua città, sua madre Mary è organista e la sorella Nancy, pianista, dirige una sua orchestra a Pittsburg. Per il piccolo Earl gli studi musicali sono quasi una strada obbligata. Il suo primo strumento è la cornetta, imparata da bambino, il cui suono continuerà ad affascinarlo anche negli anni seguenti al punto da spingerlo a inventare il cosiddetto “trumpet-piano style”, uno stile pianistico impostato sul fraseggio della tromba. A dieci anni comincia a suonare il pianoforte perfezionandosi nello studio prima con l’aiuto di vari maestri di Pittsburg e, successivamente, alla Schenley High School. Dopo alcune esperienze fatte in vari club di Pittsburg alla testa di un suo trio all’inizio degli anni Venti, viene ingaggiato dal cantante Lois B. Deppe con il quale si esibisce nel 1922 alla Lieder House di Pittsburg. L’anno seguente entra a far parte dei Deppe’s Serenaders. Successivamente si trasferisce a Chicago dove suona con Carroll Dickerson, Erskine Tate e Sammy Stewart. Nel 1926 Louis Armstrong lo scrittura come direttore musicale degli Stompers, prima di essere ingaggiato verso la fine del 1927 dal grande clarinettista Jimmie Noone.

La big band del Grand Terrace di Chicago

Nell’estate del 1928 Armstrong lo chiama a far parte dei suoi nuovi Hot Five, formati dal nucleo base dell’orchestra di Dickerson. Proprio la presenza di Hines determina un profondo mutamento nella classica impostazione dell’improvvisazione collettiva degli Hot Five. La ricchezza armonica della sua tastiera rivoluziona così il jazz di New Orleans e porterà la critica a considerarlo come il padre del pianismo moderno. Nello stesso periodo dà vita alla big band del Grand Terrace di Chicago, un’orchestra che manterrà unita per quasi vent’anni consecutivi. Nel 1940 partecipa a una seduta di registrazione di Sidney Bechet, registrando tra l’altro il brano Blues in thirds che contiene un suo famoso assolo che fa introduzione a una superba improvvisazione del clarinetto di Bechet. Nel 1943 l’orchestra di Hines diventa la culla della scuola bop, accogliendo nelle sue fila Dizzy Gillespie, Charlie Parker, Benny Green e Oscar Pettiford. Hines entra poi negli All Stars di Louis Armstrong, con Jack Teagarden e Barney Bigard restando per molti anni. Quando i rapporti con i suoi compagni si fanno più tesi si ritira in California. Proprio a San Francisco ottiene un ingaggio “a vita” al The Cannery, uno dei più famosi cabaret della città. Torna a esibirsi a New York soltanto nella primavera del 1964 per prendere parte a un concerto organizzato appositamente per lui al Little Theatre dal critico Stanley Dance. L’anno successivo suona al Village Vanguard insieme a Coleman Hawkins, Roy Eldridge, George Tucker e Oliver Jackson e partecipa al festival pianistico di Pittsburg dove suona con Duke Ellington, Mary Lou Williams, Willie “The Lion” Smith, Billy Taylor e altri. Hines continua a suonare finché la salute glielo consente. Muore il 22 aprile 1983 a Oakland, in California.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".