Home C'era una volta L’incendio dell’Onyx Club

L’incendio dell’Onyx Club

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Il 28 febbraio del 1935 l’Onyx Club, uno dei più celebri locali della storia del jazz, viene distrutto da un incendio.

Uno speakeasy

L’Onyx Club apre nel 1927 durante il proibizionismo al 35 West della 52a strada a Manhattan. Il suo direttore è Joe Helbock. La sua popolarità e la sua clientela sono basati esclusivamente sul “passaparola” perché è uno “speakeasy”, cioè un esercizio commerciale che vende illegalmente bevande alcoliche. La musica fa da contorno. Tutto cambia nel 1933, quando il proibizionismo vede la fine. Il club apre ufficialmente al pubblico e sposta la sua sede al 72 West sempre della 52° strada ospitando musicisti come Leo Watson e gli Spirits of Rhythm e Teddy Bunn. Art Tatum si esibisce durante gli intervalli.

La riapertura e la decadenza

L’incendio del 28 febbraio del 1935 non ne ferma l’attività. Riapre cinque mesi dopo con Ed Farley e i Mike Riley’s Onyx Club Boys la cui incisione The Music goes ‘round and around contribuisce a lanciare nuovamente il club. Nell’aprile del 1937 cambia nuovamente sede trasferendosi al 62 West della 52a. Nel 1939 la sua storia sembra chiudersi. Tocca a Stuff Smith con Jonah Jones, il celebre sestetto di John Kirby e la cantante Maxine Sullivan suonare prima della chiusura. In realtà la storia non finisce qui. Nel 1942 un altro Onyx Club, diretto da Irving Alexander, apre i battenti al 57 West della 52°. Fino al 1949  vi suonano tra gli altri Henry Allen, Roy Eldridge, Cozy Cole, Ben Webster e cantano Billie Eckstine, Billie Holiday e Sarah Vaughan. Nel 1949 l’Onyx Club diventa un locale di strip-tease.

 

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".