Home C'era una volta Quando vennero oscurate le reti di Berlusconi

Quando vennero oscurate le reti di Berlusconi

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Martedì 16 ottobre 1984 alcuni pretori dispongono che vengano oscurate le emissioni di Canale Cinque, Italia Uno e Retequattro le tre reti divenute di proprietà di Silvio Berlusconi

Vietata l’interconnessione

Gli agenti della Guardia di Finanza e i funzionari della Escopost occupano le sedi Fininvest di Torino, Roma e Pescara che ritrasmettono in interconnessione i programmi di Canale 5, Italia 1 e Rete 4. Sequestrano le videocassette che contengono le registrazioni dei programmi e sigillano i cosiddetti ponti radio che consentono ai canali Fininvest di trasmetterli in tutta Italia violando il monopolio Rai sulle trasmissioni nazionali, peraltro ribadito dalla Corte Costituzionale. Le regioni coinvolte nella vicenda sono il Lazio, Piemonte e Abruzzo. I pretori agiscono, in base all’ articolo 195 del Codice Postale che vieta l’interconnessione. All’epoca infatti è consentito alle tv private trasmettere solo in sede locale.

Il decreto che sblocca

Per aggirare il divieto di trasmettere i programmi contemporaneamente in tutta Italia, il gruppo Berlusconi rifornisce quotidianamente le varie sedi locali sparse per lo stivale con videocassette che poi vengono mandate in onda alla stessa ora. Dopo il sequestro le emittenti fanno apparire sugli schermi la scritta: “A seguito del sequestro disposto dal pretore di Torino, le trasmissioni sono sospese”. Pochi giorni dopo il Presidente del Consiglio Bettino Craxi presenta un decreto legge per consentire al gruppo privato di riprendere le trasmissioni sul territorio nazionale. Il cosiddetto “decreto Berlusconi” viene respinto dalla camera perché incostituzionale, ma sarà riproposto e approvato definitivamente il 31 gennaio 1985.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".