Chissà se qualcuno di voi ha già sentito parlare della Tourist Trophy e della TT Zero. Bene, la Tourist Trophy è la più famosa gara su strada di motociclette che si svolge ogni anno sull’Isola di Mann, in Inghilterra. Anche la più pericolosa, però, e, a dircelo, è l’elevatissimo numero di incidenti letali verificatisi in più di un secolo di attività, inevitabili, verrebbe da sottolineare, se si considera che a far da pista sono piccole e tortuose strade decisamente poco conciliabili con le alte velocità dei piloti.
La TT Zero solo per prototipi elettrici
La TT Zero, invece, è una competizione che si svolge sempre all’interno della Tourist Trophy ma riservata ai soli prototipi elettrici: niente dunque propulsione mediante carburanti di origine fossile o emissioni tossiche e nocive, niente più impatto ambientale con l’eliminazione di tutti quei componenti soggetti a usura come ad esempio l’olio motore o le candele.
Moto elettriche in nome dell’ecologia
Quattro le edizioni fin qui disputate a partire dal 2009 anno in cui, per iniziativa dei dipartimenti governativi dell’isola inglese, affrontando il delicato tema dell’ecologia, si è deciso di sostenere l’idea di un progetto finalizzato al rispetto dell’ambiente applicandolo, però, a tutti i veicoli, compresi quelli da competizione.
La TT Zero si disputa sulla distanza di un solo giro, con un tracciato di oltre 60 km che sta acquistando sempre più popolarità, con una griglia che diventa, di anno in anno, più ricca di nomi e team.
“Il futuro, sia delle competizioni che della mobilità quotidiana”
Tra i nomi, su tutti, quelli di Michael Rutter e John McGuiness, due vere e proprie leggende della Tourist Trophy divenuti ormai anche fedeli partecipanti della categoria “elettrica“, tra i team, quello, tutto italiano, del Vercamoto presentatosi, tra l’altro, all’ultima recentissima edizione del 5 giugno con la nuova R6E pensata soprattutto per piacere a chi le moto le ama e le conosce.
In che modo? Lasciandone sostanzialmente invariato il peso complessivo, l’ingombro del motore, il cambio (sei marce senza frizione) e la trasmissione a catena con il risultato di conservarne la guidabilità e maneggevolezza delle stesse moto tradizionali. Che questo serva, davvero, a favorire l’avvicinamento degli appassionati delle due ruote al mondo dell’elettrico che, come dice il team manager della squadra Carlo Gelmi, “rappresenta indubbiamente il futuro, sia delle competizioni che della mobilità quotidiana”.