Home C'era una volta Scusa, ma quello non è Mick Jagger?

Scusa, ma quello non è Mick Jagger?

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Nel settembre del 1988 in Australia la notizia dell’imminente tournée da solista di Mick Jagger, il cantante dei Rolling Stones, occupa le prime pagine di tutti i giornali. La macchina della campagna promozionale viaggia a pieno ritmo, soprattutto nelle città destinate a ospitare i concerti.

La sorpresa di un burlone

Manifesti, vetrine, gadget, tutto concorre a creare quello che viene presentato come l’evento musicale dell’anno. Nessuno si stupisce quando il gestore del Cardomah Cafe di Sidney annuncia al microfono «Domani, eccezionalmente, la band del nostro locale sostituirà il suo cantante con quello dei Rolling Stones». Il pubblico del locale lo conosce e sa che è un burlone che ispira i suoi lunghi sermoni pubblicitari ai fatti dell’attualità. L’elenco delle persone famose annunciate per scherzo è lunghissimo: attori, sportivi, cantanti, personaggi dei cartoni animati e celebri criminali, tutti sono diventati, nel corso degli anni, ospiti virtuali del locale. La frase, pronunciata con tono solenne e accompagnata dalla sigla musicale del locale viene salutata, come al solito, da un assordante boato di risate e poi dimenticata. Nessuno può, del resto, ragionevolmente pensare che un locale come il Cardomah Cafe, che al massimo della sua capienza arriva a contenere non più di quattrocento persone, si possa permettere un’attrazione come Jagger, capace di attrarre decine di migliaia di persone.

Non si esclude nulla

Quasi a confermare le previsioni l’indomani, sabato 17 settembre 1988, il Cardomah, gremito di gente come ogni vigilia di festa, ha l’aspetto di sempre. I ragazzi del gruppo ci danno dentro con foga, qualcuno balla e davanti al bancone del bar c’è la solita ressa. Improvvisamente, però, il clima cambia. Le note che provengono dal palco si fanno più dure e si alza il suono lancinante di un’armonica. L’attenzione di tutti va sul gruppo. C’è un nuovo cantante. È Mick Jagger che, senza dire una parola, attacca una serie di classici del blues. Il pubblico si alza in piedi e comincia ad accompagnarlo con il battito delle mani. Il leader degli Stones canta per poco più di mezz’ora poi si inchina, ringrazia il pubblico e se ne va, protetto dai buttafuori del locale. Il gestore annuncia per il giorno dopo la presenza di Paperon De’ Paperoni. Tutti ridono, ma dopo l’esperienza vissuta nessuno se la sente di escludere niente.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".