La startup italiana è stata fondata da Raffaella Lebano – che porta con sé oltre vent’anni di esperienza manageriale e di innovazione nei media e nel terzo settore – e da Beniamino Saibene, con un percorso consolidato nella cultura e nell’impresa sociale, un forte impegno nello sviluppo di progetti a impatto. Inoltre, Trending Peace è supportata da un ecosistema di una decina di contributors e un comitato scientifico composto da ricercatori, consulenti ed esperti dei diversi ambiti che compongono le categorie dell’indicatore, un team di lavoro in grado di garantire un alto livello di “rigore metodologico e solidità dei risultati”.
“Essere peace driven significa costruire valore in modo consapevole, ridurre rischi, rafforzare la reputazione e l’attrattività sui mercati globali, integrando la pace come criterio strategico a fianco dei tradizionali criteri ESG (Environment, Social, Governance) – spiega Raffaella Lebano -. Il TP Index misura quanto un’azienda contribuisce alla Pace Positiva, trasformando le azioni concrete in un punteggio numerico. La Pace Positiva non è solo l’assenza di conflitto come ha sottolineato il sociologo Johan Galtung, ma un insieme di condizioni strutturali, culturali e istituzionali che permettono a società e imprese di prosperare. Sulla base di questo score, Trending Peace supporta le aziende con indicazioni pratiche per colmare i gap rilevati, migliorando performance, EBITDA, attrattività e capacità di innovare”
L’esposizione ai conflitti rappresenta un rischio significativo per le imprese e incide per il 13,5% del PIL mondiale. Al contempo, le aziende in paesi con alti livelli di Pace Positiva registrano profitti superiori del 27% rispetto alla media globale, secondo l’Institute for Economics & Peace: un vero motore di crescita.
Ma per le aziende è ancora più rilevante quanto emerso dalle interviste effettuate da Trending Peace con l’istituto di ricerca IPSOS su un campione rappresentativo di italiani in merito al loro rapporto con la pace. Non solo è risultato che la pace è “top of mind” per l’83% degli intervistati, ma è emerso che come consumatori sono pronti a modificare le abitudini di acquisto in relazione all’impegno di un’impresa per quanto riguarda la pace.
Il TP Index valuta anche la Corporate Peace Responsibility, ossia l’impegno concreto dell’azienda nel contribuire alla costruzione della pace: tutte le azioni che generano impatti positivi sull’azienda stessa, sui territori, sulle persone, sulla trasparenza e sulle relazioni. Dalle attività operative, alle pratiche di governance e la relazione con stakeholder e comunità locali. L’analisi identifica punti di forza, aree di rischio e opportunità, fornendo una mappa chiara delle leve strategiche su cui intervenire. Si tratta di una mappa strategica, che guida le aziende a definire obiettivi misurabili e strategie concrete per crescere, con consapevolezza, evoluzione e posizionamento.
L’indice si basa su oltre 350 indicatori in grado di offrire una chiave di lettura strutturata delle azioni che generano una Pace Positiva. Sono organizzati in tre aree principali:
● Performance e strategie aziendali: gli indicatori valutano il comportamento e l’operato dell’azienda rispetto alla Pace Positiva tenendo conto della solidità economico-finanziaria e capacità di generare valore.
● Contesto socio-economico: ambito che rappresenta i paesi in cui un’azienda opera, analizzando l’impatto generato in relazione ai principi della Pace Positiva e tenendo conto di elementi come la stabilità istituzionale e la coesione sociale nei territori in cui si agisce.
● Impatto diretto interno ed esterno: si esaminano le azioni con cui un’azienda contribuisce direttamente alla costruzione e alla diffusione della Pace, dalle pratiche organizzative, allo stakeholder engagement, fino alla cultura aziendale.
La Pace Positiva si allinea anche agli SDG dell’Agenda 2030. Attraverso il TP Index, le aziende possono tradurre il contributo a temi come uguaglianza, inclusione, benessere organizzativo e sviluppo sostenibile in KPI concreti e monitorabili. Così, l’impegno verso la pace diventa anche un supporto misurabile rispetto agli obiettivi dell’azienda, rafforzando responsabilità sociale e reputazione internazionale. Come sottolineato dall’Hiroshima Business Forum for Global Peace 2025, è il momento di integrare la P di Peace con i criteri ESG per un più ampio, concreto e completo posizionamento su una tematica strategica e socialmente rilevante: ESGP – Environment, Social, Governance and Peace.



























