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Memorie scomode -I giardini di Pfaffenthal

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Robin Edizioni alla Nuvola dell’Eur 2018- foto di Valter Sambucini

“Per cercare vendetta, si può agire in compagnia. Se si vuol fare giustizia, occorre operare da soli.” Questa l’intestazione del romanzo storico di Bruno Agostini, I giardini di Pfaffenthal, pubblicato da Robin Edizioni nel 2016, adatto ad essere inserito nelle manifestazioni del mese della memoria.

Il prologo qui di seguito, ci ricorda che la narrazione si svolge all’interno di un preciso contesto storico, che alcune figure, alle quali si fa riferimento, sono davvero esistite ed i luoghi sono reali … l’autore tiene a precisare nell’epilogo che, non solo che alcuni personaggi sono esclusivamente frutto della sua immaginazione, ma anche di aver cambiato in parte il destino di quelli reali, adattandoli al contesto. Una bella scrittura porta dentro tutte le sfumature psicologiche e le lotte interiori per contestualizzare la rabbia, la paura, la ricerca della dignità e dell’amore degli attori di questo drammatico periodo che non finì con la fine della guerra. Ma per capire la struttura di questo romanzo, dobbiamo accettare un suo svolgimento a capitoli alternati nei quali si intrecciano le vicende (entrambe riferite al Lussemburgo) con salti di tempo e luogo, rispettivamente di Léon Guèmar e di Aloÿse Kirschenbaum, che alla fine giungeranno insieme, ma non contemporaneamente, ad una conclusione in un luogo ben preciso, in un finale a sorpresa che giustifica il titolo del libro.

  • Il 2 agosto 1940, un decreto del Führer nominava Gustav Simon capo dell’amministrazione civile del Lussemburgo perché divenisse parte integrante del «Grande Reich». Iniziava così uno dei più terribili periodi nella storia del Paese. Dopo la fine della guerra, nonostante si nascondesse sotto il nome di Hans Wölfler, Gustav Simon fu arrestato da soldati britannici e incarcerato nella prigione di Paderbon il 10 dicembre 1945. Alcuni raccontarono che, otto giorni dopo, s’impiccasse per evitare l’estradizione verso il Lussemburgo in cui lo attendeva un processo per crimini di guerra e dove giunse cadavere. Altri dissero che, invece, fosse ancora in vita e che la morte giungesse solo dopo, in circostanze oscure, durante il viaggio di rientro in territorio lussemburghese, forse a causa di un incidente da lui stesso procurato. Il suo corpo fu esposto e fotografato dalla stampa nella prigione del Grund nel Granducato. Nell’immagine appare con dei piccoli baffi alla Hitler. Il locale quotidiano Tageblatt e le agenzie di stampa, tutti sotto controllo americano, sostennero la versione del suicidio a Paderbon. Con la sua morte, divennero impossibili il processo, l’approfondimento dei fatti avvenuti durante l’occupazione e l’eventuale ricerca di complicità. In seguito, il cadavere di Gustav Simon sparì e non se ne ebbe più alcuna traccia.

 Nel 1925 Léon Guèmar è un bambino ed ancora non capisce perché il padre si preoccupi tanto dell’ascesa del nazismo, ma nel 1940, quando la Germania incorpora il territorio lussemburghese, suo padre si suicida sparandosi con una doppietta, fingendo un incidente di caccia.

  • Uno dei militari mi venne vicino, appena si accorse che avevo riaperto gli occhi.“Ha potuto riconoscerlo? Era suo padre, Edmond Guèmar?” Rimaneva in piedi, costringendomi allo sforzo di piegare all’indietro tutta la testa per osservarlo. Avevo i suoi due stivali neri al livello del mio sguardo. Accennai di sì. Ero certo che quello fosse il corpo di mio padre, ma non altrettanto che potesse essere lui. C’era ancora la possibilità che rientrando a casa lo ritrovassi ad attendermi, insieme a mia madre. Non poteva essersene andato così, senza dir nulla. Non si può uscire da casa, un giorno come un altro, e non tornarci più. Per sempre. Non è giusto, neppure per quelli che restano. –

Léon, in quanto ebreo, ancora non si rende conto di quello che sta avvenendo per tutti loro, soprattutto non capisce i motivi di quella

Bruno Agostini l’autore

persecuzione irrazionale, sentendo solo disagio e paura, soprattutto a scuola quando certi discorsi urlati dagli insegnanti sulla presunta cospirazione ebraica internazionale preannunciano la fine dei suoi studi. Un destino ben più drammatico si compie invece quando, per pura casualità, viene preso con un gruppo di amici nei boschi di Steinsel, nei rastrellamenti istituiti per arrestare i presunti iscritti al gruppo LFK. Internato nei campi di sterminio conoscerà l’orrore e le mostruosità umane, ma riuscirà a sopravvivere …

L’altro protagonista, dell’altro volgere dei fatti, fa parte di un racconto ambientato agli inizi degli anni Novanta. E’ Aloÿse Kirschenbaum, un ispettore di polizia dalla vita solitaria, metodica e ordinata. Timoroso in qualche modo degli altri, ha scelto di non sposarsi e di difendere la sua indipendenza e le sue piccole abitudini quotidiane come fossero valori fondanti; compresa la metodica frequentazione (solo due venerdì al mese) di una donna sposata di nome Bea.

Pur avendo senza dubbio la capacità di capire che quella sua mania dell’ordine e del rispetto degli orari, la sua meticolosità in generale, potessero assumere forme seriamente patologiche, possedeva, al contempo, la capacità d’assolversi, interpretando tutto ciò come fondamentale al raggiungimento del proprio equilibrio, senza, oltretutto, che costituisse un danno per nessuno. Sul lavoro, questa stessa considerazione lo aveva spesso indotto a riflettere sulla rivendicazione d’essere spostato alla sezione specializzata nei reati finanziari. Per questi, infatti, non c’erano urgenze quotidiane, necessità di stare per strada, interrogatori, orari impossibili. Occorrevano, invece, solo approfondite letture di grossi fascicoli, riflessioni, ponderatezza, perspicacia. Tutte cose, insomma, che postulavano, anzi imponevano, capacità organizzative, precisione, lasciando immutati gli orari personali. –

l’editore Claudio Maria Messina- foto Valter Sambucini

Scompagineranno questo sistema difensivo ed abitudinario, un sintomo fisico ingombrante, invalidante, che potrebbe essergli fatale, obbligandolo a curarsi con frequenti ricoveri. Infine comparirà un nuovo impegno lavorativo, al quale è chiamato in virtù del fatto di aver dimostrato casualmente una sensibilità particolare Viene nominato suo malgrado solo ed unico membro responsabile della neonata Sezione Suicidi.

Anche lui sopravvivrà; anzitutto alla malattia che l’ha colpito, ma che trasformerà la sua vita, dovendosi poi confrontare con nuove prospettive su se stesso ed i suoi rapporti con gli altri. Dimostrerà in seguito anche un’indubbia ed insospettata abilità nel risolvere enigmi. In varie occasioni infatti, trovando misteriose tombe senza corpi troverà anche il filo rosso che lega tra loro quei fatti bizzarri.

  • “Capii che in ciascuno di noi si muove, nella parte più recondita, un mostro pronto, appena se ne creano i presupposti, a uscire dalla tana con le più differenti fattezze. Nessuno ne è immune, perché questa è una regola generale che non ammette eccezioni. Lui è sempre lì, in agguato nell’attesa che un’occasione gli spalanchi anche il minimo pertugio. A quel punto, è tardi perché qualcuno possa impedirglielo. Il mostro può essere più o meno forte, più o meno abile, più o meno paziente, ma nessuno di noi è dispensato da questa orribile maternità …”

http://www.robinedizioni.it/nuovo/i-giardini-di-pfaffenthalDisponibile anche in ebook

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Carla Guidi
CARLA GUIDI – www.carlaguidi-oikoslogos.it Giornalista pubblicista, iscritta ODG Lazio, ha collaborato per più di 10 anni con il settimanale (in cartaceo) “Telesport”, adesso collabora con alcune testate e riviste periodiche online, tra queste “Abitare a Roma”, “ll Paese delle donne”, “Lazio ieri ed oggi”, “About Art online” e “Daily Green” ove è in redazione. Conseguito il diploma superiore di Accademia di Belle Arti di Roma, sezione pittura (tenuto dal maestro Gentilini), è docente di Disegno e Storia dell’Arte nelle scuole pubbliche, medie superiori. Si è occupata di Computer Art dal 1981 e sue immagini sono state pubblicate nel volume Computer image di Mauro Salvemini (Jackson Libri, 1985). Ha gestito la Galleria d’Arte “5x5” in via Garibaldi in Trastevere negli anni ’70/’80 insieme a Rinaldo Funari ed ha organizzato varie mostre, manifestazioni e convegni anche presso istituzioni come la Casa delle Donne, la Casa della Memoria e della Storia di Roma, alcune Biblioteche comunali di Roma ed un Convegno di sociologia a Bagni di Lucca. Dal 1975 si è avvicinata alla psicoanalisi e dal 1982 è stata accettata dalla Società italiana di psicodramma analitico – SIPSA in qualità di membro titolare. In seguito ad una formazione quinquennale con trainer internazionali, ha svolto attività di collaborazione presso la Società Medica italiana di Analisi Bioenergetica SMIAB ed è divenuta membro titolare dell’International Institute for Bioenergetic analisys di New York, rimanendo iscritta fino al 1995. Attualmente è stata invitata più volte a relazionare in Convegni Nazionali ANS alla Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione. Ha scritto alcuni libri sulla memoria storica quali Operazione balena - Unternehmen Walfisch sul rastrellamento nazista del 17 aprile 1944 al Quadraro, giunto alla sua terza edizione (Edilazio, Roma 2013); Un ragazzo chiamato Anzio sulle vicende dello sbarco alleato del 1944, alla sua seconda edizione (A. Sacco, Roma 2013); Estetica anestetica - Il corpo, l’estetica e l’immaginario nell’Italia del Boom economico e verso gli anni di Piombo (Robin Edizioni, Torino 2018). Sempre per Robin Edizioni nel 2019 ha pubblicato il libro socio-fotografico in collaborazione con Valter Sambucini e con la presentazione di Franco Ferrarotti, Città reali, città immaginarie - Migrazioni e metamorfosi creative nelle società nell’Antropocene tra informatizzazione ed iper/urbanizzazione, con i contributi del giornalista e sociologo Pietro Zocconali, Presidente A.N.S, dello storico dell’arte Giorgio Di Genova, dello scrittore Roberto Morassut e del Presidente dell’Ass. Etica Massimo De Simoni. Una sezione del libro approfondisce la grande diffusione della tecnica del tatuaggio, valutandone aspetti storici, sociologici ed artistici, con i contributi dello scrittore Eliseo Giuseppin ed una intervista all’artista Marco Manzo. Ha curato insieme allo storico dell’arte Giorgio Di Genova, l’esposizione online Quintetti d’arte dal 06/04/2020 al 31/08/2020, con una parte, Vetrina dell’invisibilità, dedicata agli artisti che hanno rappresentato visivamente la tragedia della pandemia. Di questo progetto nel 2021 è uscita l’edizione in cartaceo (Robin Edizioni, Torino). Appena uscito il libro - Lo sguardo della Sibilla. Dal Daimon all’Anima Mundi: la poetica di Placido Scandurra (Robin editore 2022) - http://www.robinedizioni.it/nuovo/lo-sguardo-della-sibilla. Al suo attivo anche alcune pubblicazioni di poesia su tematiche ambientali: Ha curato, insieme a Massimo De Simoni, l’antologia I poeti incontrano la Costituzione (Ediesse, 2017) -