Il 26 aprile 1942 nasce a Philadelphia, in Pennsylvania, Bobby Rydell, destinato a diventare, insieme a Frankie Avalon e Fabian, uno dei tre rassicuranti idoli adolescenziali che accompagnano il boom discografico statunitense degli anni Cinquanta.
Uno dei primi teen idol
Registrato all’anagrafe con il nome di Robert Louis Ridarelli che tradisce l’origine italiana della sua famiglia, il ragazzo comincia presto a respirare il profumo magico del primo rock and roll. A quindici anni forma una band insieme a un altro italoamericano come lui, Frankie Avallone, il futuro Frankie Avalon. Anche il nome del gruppo, Rocko & His Saints, denuncia le radici italiane di gran parte dei suoi componenti. Probabilmente la loro storia sarebbe finita lì se il music business statunitense non avesse deciso di creare i primi teen-idol con un duplice scopo: accompagnare la crescita delle vendite del disco con un prodotto destinato a un pubblico giovanile e costruire personaggi legati al rock & roll ma privi della carica eversiva tipica degli esponenti di questo genere.
Un personaggio privo di carica eversiva
Ben sostenuto dalle trasmissioni televisive di Dick Clark, Bobby si impone come un rassicurante prototipo dell’adolescente medio americano sessualmente e politicamente innocuo. Il primo successo discografico arriva nel 1959 con Kissin’ time. Da quel momento la sua avventura sembra non avere fine. I dischi volano nelle prima posizioni della classifica e anche Hollywood lo vuole per la versione cinematografica del musical “Ciao ciao Birdie”, con Janet Leigh e Ann Margret. Come gli altri idoli adolescenziali, però, anche Bobby viene travolto dall’esplosione del beat e finisce per ritrovarsi ancor giovane nel circuito del revival nostalgico nonostante il tentativo di correre ai ripari pubblicando una mielosa versione della beatlesiana World without love. Nel 1986 si torna per poco a parlare di lui quando Iggy Pop registra una versione del suo vecchio cavallo di battaglia Wild one, ma è soltanto un fuoco di paglia.